Il modo di operare del restauro è molto simile ad una tecnica medica.
Si studiano gli ammaloramenti e le problematiche che interessano il bene in oggetto, quindi se ne redige un’analisi dettagliata (definita anamnesi, proprio come in medicina!) e, in base a questa, si studiano le possibili soluzioni.
Le soluzioni saranno sempre dei “rimedi”, delle “cure”, per ridare “nuova vita” e nuovo splendore all’architettura antica.
Così abbiamo fatto per gli interni della chiesa di Santa Maria Nascente. Prima di tutto è stato effettuato, con l’aiuto di strumentazioni fornite da una ditta specializzata, un rilievo tridimensionale di tutta la chiesa.
E’ stupefacente vedere come ogni millimetro quadrato venga analizzato e riprodotto da queste nuove macchine che eseguono i rilievi. Non sfugge nulla: neppure un’increspatura dell’intonaco, la frangia di un tappeto o un chiodino affisso al muro…tutto viene precisamente registrato.
Se ne ottiene una marea di dati, una cattedrale di pixelini colorati che, anche se fisicamente più leggeri e trasportabili della cattedrale di mattoni, si traducono in files pesantissimi che possono essere visualizzati e gestiti solo da computer molto potenti e con programmi specializzati.
Questo è solo l’inizio del lavoro: una fase fondamentale e entusiasmante in cui viene redatta una specie di “cartella clinica” del paziente con tutti i dati materici e dimensionali.
Da qui è necessario sondare le altre dimensioni, meno tangibili, che caratterizzano lo stabile per poterne avere un quadro completo: la sua storia e l’analisi della tipologia di appartenenza.
In questo caso alla ricerca storico-bibliografica si è accompagnata anche una ricerca archivistica,
per cercare di datare in maniera più precisa possibile i vari elementi architettonici che compongono la chiesa e quindi per riuscire ad operare scelte consapevoli e fondate nel momento del restauro.
Una volta chiarito il “quadro clinico” i metodi di intervento risultano quasi predefiniti: i tipi di pulitura per le alterazioni cromatiche, di ricostruzione per i distacchi o di consolidamento per le esfoliazioni…proprio come un buon medico, individuata la causa di un malanno, può indicare la terapia migliore per la guarigione, così un buon architetto, comprese le cause del degrado, può definire quali interventi sono necessari.
Previo ottenimento delle autorizzazioni agli Enti preposti i lavori possono partire:
eccoci allora in cantiere, dove il restauratore si presenta in camice bianco e, bisturi alla mano, inizia l’operazione!
E, credete, non ho usato alcuna metafora: è proprio così, l’intonaco viene a poco a poco raschiato con un piccolo bisturi, per sondare i vari strati sottostanti e quindi ottenere delle campionature.
Ora che i lavori sono iniziati alte impalcature coprono i lati della chiesa. Gli interni perdono d’improvviso la loro immagine di intoccabile sacralità e paiono quasi sventrati, quasi fossimo nella pancia di un grande cetaceo sul lettino della sala operatoria. Un brulichio di piccoli medici in camice bianco lavorano imperterriti attaccati ai suoi fianchi, spostandosi veloci sulle impalcature.
Come durante un intervento aprono, puliscono e “ricuciono”. Si scoprono pezzi di vite passate sospese tra la polvere della storia, i nomi ed i segni degli artigiani e dei “fabbricanti” che, prima di noi, vi avevano lavorato. Si chiudono fessure che, come rughe del tempo, segnano nei vecchi muri il passare delle stagioni.
Ma la nostra opera non sarà, ne’ deve essere, superficialmente estetica come il lifting di chi, già vecchio, non vuole mostrare i suoi anni. Il compito dell’architetto è sempre di unire estetica ed etica, in scelte consapevoli, guidate da idee ben riconoscibili.
Nel caso del restauro siamo chiamati a fare un passo indietro, a non sovrapporre altre idee, personali, alla storia ma a farci strumenti di chi ci ha preceduti, per far parlare ancora chi, molto tempo prima di noi, quelle scelte le ha fatte. Nel restauro l’architetto fa da tramite ai colleghi che, nel passato, hanno costruito quello stabile perché il loro messaggio possa arrivare, il più possibile integro, alla gente di oggi. Ecco che il “lifting” del restauro servirà a ridare splendore ed unitarietà all’idea originaria degli architetti che hanno costruito la chiesa, rendendola pezzo a pezzo, strato su strato, così come ora ci appare.