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RISTRUTTURAZIONE DI UN RUSTICO


Lavorare sui rustici di inizio secolo è sempre un’esperienza edificante. Ci si confronta col sapere contadino del mondo pre-industriale, quando ogni scelta costruttiva, ma anche di vita, era per forza razionale, perché guidata dalla necessità e legata alla natura ed ai suoi cicli. Il bello non era fine a se stesso ma intrinsecamente legato al “saper fare”, alla funzione e all’essenzialità dei mezzi. Si trattava di un minimalismo necessario, non di una scelta estetica “di tendenza”. Il bello era anche “buono”. Buono verso l’ambiente perché i materiali erano quelli che provenivano dalle aree vicine. Anche per il contenimento energetico: perché i volumi edificati venivano studiati attentamente in modo da avere una sagoma molto compatta (per non disperdere calore) e un orientamento ottimale per sfruttare al massimo gli apporti solari. Buono verso l’uomo perché le dimensioni dei locali interni erano misurate sul corpo umano e sugli spazi di cui ha bisogno per muoversi.

Erano disegni e forme costruttive collaudati negli anni attraverso la ripetizione di tipologie simili declinate in una miriade di varianti in base alle diverse funzioni, ubicazione, necessità particolari di chi le abitava e che spesso anche le costruiva. La povertà costruttiva era, il più delle volte, risvolto della povertà effettiva del proprietario che si risolveva nell’autocostruzione. La ripetizione di un modello collaudato garantiva di avere una casa funzionale e dalla struttura resistente. Le forme tozze dalle murature spesse e dalle piccole finestre, infatti, denotavano l’assenza di studi strutturali o architettonici “raffinati”. Ma l’aspetto dell’edificio è dignitoso nella sua essenzialità. Ne esce il fascino di una dignità guadagnata a fatica, dallo sforzo al miglior risultato possibile che ancora trasuda dai sassi spaccati a mano, dai dettagli nel legno scelto “per durare”. Forma e gesto si compenetrano e il nostro sguardo sembra poter cogliere, quasi “sentire”, la storia che sta dietro quelle mura.

A noi non resta che preservare il più possibile: adeguando con gli impianti tecnologici allora mancanti, inserendo in nuovi materiali che si affiancano a quelli tradizionali ma cercando di mantenere inalterati quegli spazi, già così perfetti e quell’aspetto di serena e caparbia dignità che così continuerà a raccontare la sua antica storia insieme alle molte nuove storie che lo attendono.

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