Abbiamo da poco terminato una ristrutturazione a Giamosa, campagna bellunese. Questa abitazione era prima l’esempio tipico della casa anni ’60 che veniva costruita senza prestare attenzione al contesto storico e tipologico della tradizione bellunese.
O meglio: negli anni del boom economico si era creato nell’immaginario collettivo un nuovo concetto di tradizione, completamente slegato dai veri caratteri tipologici e dimensionali del rustico della fascia prealpina. Era la “villetta di montagna”, rigorosamente con tetto a falda e magari qualche abbaino, con pianta quadrata a massimo sfruttamento della superficie del lotto e coi muri esterni a diverso spessore per giocare sulle superfici (quando non venivano applicate le famigerate perline…).
Il nostro intervento è stato semplice ma rivoluzionario: demolendo il piano superiore dell’edificio ne abbiamo rimodulato i volumi, dividendo la pianta in due parti e quindi, attraverso le diverse altezze e coperture, le abbiamo definite con proporzioni più consone al contesto.
Quello che appare ora è una porzione di casa con copertura a doppia falda e un’ampia loggia che guarda ad Est che potrebbe sembrare un rustico dall’impianto antico ed una porzione a tetto piano che pare essere oggetto dell’ampliamento. Ora la casa dialoga finalmente col contesto e con le abitazioni antiche adiacenti.
Solo le diverse campiture di colore mantengono la memoria del volume originario, indicando invece i reali volumi dell’ampliamento.