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JUAN NAVARRO BALDEWEG E L’ARCHITETTURA DELLA PERCEZIONE


A fine novembre è stata inaugurata nel cuore di Roma la nuova Bibliotheca Hertziana progettata da Juan Navarro Baldeweg. Progetto estremamente complesso, l’Herziana è esempio di addizione come inserimento di un nuovo volume all’interno di un isolato storico, con un’attenta ricucitura alla trama, alle geometrie e alla memoria degli edifici esistenti.

Micheal Maltzan ha intervistato per la rivista “Abitare” Juan Navarro Baldeweg e ne sono scaturite, oltre che interessanti letture dell’opera realizzata, anche riflessioni sulla definizione stessa di architettura.

Verso la fine dell’intervista Micheal Maltzan chiede a J.N. Baldeweg se pensa che la gente possa cogliere la ricchezza percettiva di quel progetto.

La risposta sembra riprendere e completare la riflessione sull’architettura che avevamo scritto nell’articolo “Architettura per tutti”, in questo blog.

La proponiamo di seguito:

“Sì, è difficile che la gente abbia una piena consapevolezza di queste “sottigliezze” (sottigliezze percettive, ndr.) di cui parli. Ma credo anche che, magari a livello inconscio, molti lo possano capire. Una persona può dire “ho la sensazione che all’interno di quell’edificio si stesse bene” anche se in realtà non riesce a descrivere nulla di concreto. E in qualche modo ha ragione. Per me l’architettura è uno strumento per produrre musica e suoni, un dispositivo che riesce a indurre nelle persone una percezione astratta e allo stesso tempo potenziata delle normali coordinate della loro esistenza materiale. L’architettura è un medium. Sono del tutto disinteressato all’architettura come icona, come prodotto dello star system, un fenomeno che ultimamente sembra invece piacere molto, soprattutto per quanto riguarda gli edifici pubblici. Mentre al centro di tutto dovrebbero restare le nostre vite, nel loro rapporto con l’onnipresente realtà fisica e psicologica. L’oggetto-architettura, di per se stesso, non ha a mio parere alcun interesse.”


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